PROGETTAZIONE COLLABORATIVA

ARCHITETTURA INSORGENTE

2022 | Workshop | Camilla Perrone, Iacopo Zetti, Pierpaolo Ascari, Ex Centrale del Latte Bologna, Into The Black Box | Bologna



Introduzione

12 e 13 novembre 2022 – Festival Périphérique vol. 4

“Spesso le sono pensate come i luoghi silenti dell’abbandono, del decadimento, del vuoto sociale e relazionale, delle povertà, dell’ triste. E in parte lo sono, per politiche e scelte economiche che così le hanno rese. Ma le periferie sono anche luoghi di intelligenze anomale ed emergenti, dove si producono esperienze di autonomia, dove soggetti sociali variegati vivono e sperimentano forme di vita e di lotta. Le periferie non vanno quindi né romantizzate né demonizzate. Le periferie possono piuttosto essere laboratori politici e sociali per costruire nuove sperimentazioni e città futura. Périphérique, giunto alla sua quarta edizione, è un festival che nasce nella periferia urbana bolognese e che mette la periferia al centro. E’ un laboratorio in cui si intrecciano forme culturali, artistiche e politiche. Quest’anno, nelle giornate del 12 e 13 novembre, negli spazi di Ex Centrale, périphérique si interrogherà – a partire da dibattiti, laboratori di autocostruzione, musiche, suoni e colori – sulle periferie come luoghi di architetture ostili e di possibili insorgenze, sulle periferie come spazi urbani in trasformazione ma anche come soggettività sociali periferiche, sulle possibilità di costruire nuove intelligenze e pratiche politiche.”

Il talk

Nella cornice del festival Périphérique vol. IV, negli spazi di ex Centrale al nord del quartiere della Bolognina (BO), il collettivo ha organizzato due attività sul tema “città e ”.

Sabato 12 novembre si è tenuta la conferenza “Città e conflitto: dall’ al diritto all’insorgenza”. Gli ospiti che hanno partecipato al dibattito erano Camilla Perrone (Professore Associato di Tecnica e pianificazione urbanistica – UniFi), Pierpaolo Ascari (ricercatore di Estetica presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di BolognaUniBo) e Iacopo Zetti (Professore Associato di Tecnica e pianificazione urbanistica UniFi).

Il dibattito ha riflettuto sulla qualità delle relazioni sociali all’interno della città contemporanea, toccando aspetti come l’architettura ostile, l’uso ideologico delle retoriche legate al degrado e al decoro e le diverse forme che assume la violenza su scala urbana. Inoltre, riprendendo il lavoro di Giancarlo Paba, si è discusso del “diritto all’insorgenza” e del conflitto urbano come modalità di negoziazione dei diritti.

In particolare, è stato presentato un excursus sulle dinamiche coercitive all’interno delle aree urbano, provando a tracciare una continuità tra la violenza del piano Haussmann di Parigi del 1853, l’architettura ostile e le normative che regolano e codificano l’uso dello oggi nelle nostre città. Come scrive Engels ne ‘la questione delle abitazioni’, “In realtà la borghesia ha un solo metodo per risolvere la questione delle abitazioni; la risolve cioè in maniera tale che la soluzione riproduca sempre nuovamente la questione. Questo metodo lo abbiamo chiamato Haussman […] I focolai di infezione, i buchi e le caverne più infami […] non vengono eliminati, vengono solo spostati.” Questo passaggio di Friedrich Engels sulla crudeltà della progettazione urbana voluta da Napoleone e messa a terra dal barone Haussmann apre a due questioni: da una parte viene evidenziata l’ipocrisia borghese nell’approccio alla povertà, per cui anziché agire sulle cause si preferisce intervenire sulla sua evidenza, nascondendo e omettendo dalla vista della Parigi Capitale d’Europa la misera e la povertà, spostandola ‘un po’ più ai margini’. Dall’altra si evince il disegno criminale di un potere politico che sulla scorta della rivolta del 1830 non può più permettersi vicoli e vicoletti dove la creazione di barricate da parte degli insorgenti è più facile, rasandoli così al suolo per creare i grandi Boulevard, gli Champs Elisée, ovvero dei viali alla portata di lancio di cannone. La forma che le grandi città europee prenderanno da dopo la stagione del delirio napoleonico risponderà ad un’idea di città che viene pensata e che prende forma anche in base a calcoli coercitivo-repressivi, forse sempre più a misura di esercito e sempre meno per i cittadini, ovvero sempre più difficile da contrastare e tentare di correggere, inesorabile. La continuità tra piano Haussmann e ciò che viene indicato con la categoria di ‘architettura ostile’ (dissuasori per senzatetto, normative antivagabondaggio per il disegno dell’arredo urbano, ecc.) sta nella volontà di omissione: omettere la povertà, nasconderla, cacciarla dalla vista quotidiana, impedirne la manifestazione pubblica a favore di una città tanto pudica quanto criminale.

Il workshop

Sulla base del dibattito tenutosi il sabato, domenica 13 novembre si è tenuto il laboratorio “Architettura insorgente”, sempre a cura di Criticity.

Il laboratorio era suddiviso in due principali fasi. Una prima di ideazione e progettazione collaborativa di tipologie di arredi urbani che ridiscutano la logica dell’architettura ostile; e una seconda di autocostruzione degli arredi stessi.

L’esito del laboratorio si è concretizzato in una scaffalatura modulare, all’occorrenza richiudibile, che possa essere impiegata come bacheca pubblica, come biblioteca per lo spazio di Ex Centrale, ma anche, all’occorrenza, come barricata per azioni di piazza.

Crediti fotografici:

Criticity + Dario Sanna