RICERCA E DIVULGAZIONE
La città come testo
2020 – 23 | Didattica | ISIA Firenze | Firenze
‘La città come testo’ è il titolo che abbiamo dato alle lezioni che svolgiamo dal 2021 presso l’Isia di Firenze in collaborazione col corso di semiotica della professoressa Francesca Polacci. Si tratta di un corso intensivo organizzato in quattro lezioni. Nella prima lezione, a partire dalla provocazione artistica di ↗ A.M.O.U.D. vengono ripresi i temi legati alla relazione tra città, corpi e ritmi di vita.
“Si tratta di un insieme di dettagli urbani resi evidenti attraverso un’operazione di incorniciatura diffusa di diversi elementi figurativi posti lungo le vie della città di Firenze. Quest’operazione provocatoria allude da una parte all’idea di autonomia espressiva della città come testo significante, e parallelamente permette di riflettere attorno al tema del conflitto semantico e politico tra urban art e circuiti convenzionali della fruizione artistica.”
Dopo aver esposto la genesi e le finalità del progetto, Assieme agli studenti vengono affrontati i tre filoni di riflessione legati all’azione provocatoria Amoud.
Per un’autonomia espressiva della città
La città non è solo l’insieme dei volumi e delle infrastrutture che contraddistinguono il territorio antropizzato. La città è soprattutto l’insieme delle relazioni sociali che al proprio interno si definiscono e danno forma all’ambiente urbano stesso. All’interno di tale scenario civico, costituito da un sistema di fitte relazioni sociali interconnesse, le tracce delle diverse esperienze tendono a contaminarsi reciprocamente dando origine ad interessanti composizioni fortemente evocative. Quello che appare come dettaglio figurativo non è altro che il risultato della sedimentazione di segni, gesti e avvenimenti distinti durante uno specifico segmento temporale.
La città si costituisce dunque anche del prodotto delle azioni sociali che la segnano fisicamente e ne fissano nello spazio e nel tempo un insieme di peculiari segni visivi. Con l’operazione a.m.o.u.d., questi dettagli latenti, che possono essere più o meno evocativi, concettuali, estetici, ecc., vengono implementati quali opere d’arte attraverso tre dispositivi museali: la titolazione, la targhetta e la cornice. L’operazione provocatoria di segnalazione del dettaglio urbano afferma la volontà di riconoscere una carica artistica, seppur inconsapevole, in certi elementi la cui origine consiste appunto nella sovrapposizione di esperienze sociali distinte e temporalmente disconnesse. Così facendo, è possibile identificare nel “sistema città” una potente carica autonoma creativa seppur inconsapevole.
“L’arte involontaria è poco considerata, perché non premeditata, galleggia sulla superficie delle cose. È senza peso, poiché la società non le dà peso. È un’arte senza statuto, senza discorso, a tal punto priva di messaggi che la si può leggere, in definitiva, per quello che rappresenta – una figura del caso -, senza aver l’obbligo di portarla al di là dei suoi limiti. È un’arte disarmante, sprovvista di azioni e di opportune missioni; si sottrae alla politica, si espone in fretta e subito scompare. Priva com’è di un’utile consistenza, non la si può volgere a proprio profitto, poiché non appartiene a nessuno. È un effimero e sottile stato dell’essere”
Gilles Clément, Breve trattato sull’arte involontaria, Quodlibet, Roma 2019
“Spazi e soggetti non esistono in quanto tali per poi incontrarsi e congiungersi ora per volontà ora per destino; molto diversamente, essi si costituiscono reciprocamente, sono i poli di una relazione che li precede e, fondandoli, li trascende. La città nasce nella faticosa istituzione e nel mantenimento storico e identitario di tale relazione. Essa non è la sommatoria di due entità a sé stanti ma la forma relazionale del loro reciproco costituirsi.”
Gianfranco Marrone, Semiotica della città. Corpi, spazi, tecnologie, Centro internazionale per la ricerca filosofica, 2013
Arte mediata e arte immediata
Il secondo tema su cui quest’operazione vuole invitare a riflettere è la relazione tra tutte le esperienze di urban art e di espressione artistica informale – tra le quali si inscrive anche a.m.o.u.d. – e i circuiti artistici ufficiali. La volontà di intervenire nei contesti urbani e nello Spazio pubblico più in generale, rappresenta una precisa scelta di campo in relazione alla connessione tra opera e osservatore. La fruizione, infatti, non è mediata da alcun soggetto e il rapporto tra artista e fruitore, a differenza che nei musei e nelle gallerie, è diretto e non prevede alcuna volontarietà recettiva. Difatti, la differenza sostanziale nelle fasi di fruizione tra le opere collocate negli ambienti pubblici e quelle inserite nei contesti museali insiste tutta nella dicotomia “fruizione volontaria” – “fruizione involontaria”. Non intendiamo discutere attorno all’idea che quelli selezionati siano o meno opere d’arte, ma vogliamo piuttosto riflettere attraverso le categorie di “arte” e “artistico” sull’importanza di rendere l’ambiente urbano ospitale e coinvolgente anche sotto una lente interpretativa creativa e provocatoria, che permetta di evidenziare e accendere le connessioni che la città genera e permette di generare. A.m.o.u.d. in questo caso rappresenta infatti la provocazione e non l’opera.
Riconquista dei tempi, liberazione dei corpi. Inutilità e dettaglio nella frenesia
È utile riflettere sullo spazio pubblico come spazio delle possibilità e sull’esigenza di neutralità funzionale degli ambienti. L’esigenza di spazio neutro controbilancia infatti la condizione che determina gli spazi “finalizzati”, ovvero tutti quei luoghi dove le finalità delle azioni che vi si possono svolgere risiedono all’esterno. In questi termini l’idea di inutile diviene categoria positiva poiché all’azione utile, finalizzata a qualcos’altro da sé, vi contrappone l’inutile come esperienza ontologica. Alle pratiche utili di consumo, transito, attesa, produzione si contrappongono le azioni inutili dell’ozio, della ricreazione, dell’incontro, della socialità.
Questo lavoro racconta quindi anche di un differente approccio alla vita. Cogliere i dettagli, i colori, le luci e le forme degli ambienti che attraversiamo è difficile a causa della congestione delle esistenze. Impegni, distrazioni, intrattenimenti d’ogni sorta e sovraccarico di notizie ed informazioni rendono le vite piene e la possibilità di trovare del tempo per osservare i contesti appare un privilegio di pochi. Quest’operazione serve dunque anche per accendere una nuova consapevolezza rispetto al senso del tempo, alla sua preziosità e al privilegio di saper vedere oltre la frontiera delle esistenze totalizzate.
La seconda parte delle lezioni è strutturata attraverso una serie di itinerari urbani, il cui scopo è quello di far riflettere gli studenti sul potenziale significante della città, attraverso gli strumenti della semiotica. Infatti, si chiede loro di analizzare tutti quei dettagli urbani che non sono il prodotto di una volontà specifica, ma che prendono forma a partire dalla libera interazione tra corpi, spazi e agenti atmosferici all’interno della città. È la parte anche per noi più stimolante, e vedere tutte le ‘opere’ che gli studenti sono in grado di riconoscere e inscrivere all’interno di una cornice di significato ci fa pensare che talvolta basti solamente dedicare del tempo al dettaglio per rendersi conto delle suggestioni che il quotidiano ci offre e che non sempre siamo in grado di cogliere.
Le ultime due fasi del corso sono relative ad un brainstorming durante il quale tutti gli studenti sono chiamati a presentare le proprie idee di ‘opere involontarie’ e con l’aiuto dei compagni trovare significati correlati e altre linee interpretative. Infine, è prevista la restituzione degli elaborati finali degli studenti, che costituiscono una prova intermedia del corso di semiotica dell’Isia di Firenze.
RISORSE
↗ Presentazione
↗ Elaborati studenti 2021
↗ Elaborati studenti 2022
↗ Elaborati studenti 2023